Vicky Cristina Barcelona, L'appartamento spagnolo, Sex&The City e tutti gli altri.
Adoro le suggestioni dei luoghi.
Non posso fare a meno di innamorarmi perdutamente di piccoli cortili fioriti e raccolti, di tavolini all'aperto poco illuminati, così come dei colori avvolgenti dell'autunno, o del bianco invernale, là dove l'inverno rende tutto neve e candore.
Allo stesso modo, quando guardo un film lascio che la mia attenzione venga rapita dalle ambientazioni, così finendo per prediligere le storie che abbiano con i luoghi in cui si svolgono un legame essenziale.
New York è forse l'esempio meglio riuscito di città che si fa scenografia di film e telefilm, offrendo se stessa sempre generosamente alla fascinazione di scene che, girate altrove, conterrebbero una magia minore, o completamente diversa. E diventando, a buon diritto, destinataria di vere dichiarazioni d'amore da parte dei personaggi che ospita.
Al contrario, l'ineffabile, romanticissima Roma si dà ormai col contagocce; ed io trovo questa scelta ingiustificata e poco lungimirante.
Negli ultimi anni, invece, un'altra città si sta prestando, coerentemente con la sua immagine reale, a divenire antonomasia di evasione dalla propria vita, palcoscenico di trame che raccontano di ebbrezze, di piccole follie indimenticabili.
Barcellona è sempre più presente, alle spalle e dentro scene di film amabilissimi.
Woody Allen ne racconta, con un punto di vista del tutto originale e poco "turistico", la luminosità e le atmosfere.
Vicky Cristina Barcelona -complici anche le intepretazioni dei suoi protagonisti- è un film sensoriale; ricco di giardini e di terrazze in fiore, di viali sterrati da percorrere in bici con i campi sui lati, di tavole imbandite all'ombra di grandi alberi.
I colori dei luoghi dominano, e arredano ogni scena rendendola rossa, verde, di luce.
E rendendo me insaziabile di quegli scorci.
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sedicodiana il 16/5/2010 alle 0:47 | |