Come un rituale.
Il dorato di sole estivo che tutto intorno diventa arancio, rossiccio, ruggine, marrone.
I profumi che danno di domestico, di raccolto, di familiare, e i sapori che perdono la freschezza d'estate e diventano secchi e pregnanti.
Le caldarroste, con la buccia che scotta le mani, scrigno fumante e simbolico che dà il via al rituale dell'autunno; le giornate di sole, vissute come un premio inatteso e prezioso.
Il corpo che si prepara al "letargo" invernale, godendo di una luce più rarefatta, del suono delle foglie secche appena cadute infrante dai passi, dell'aria ovattata della natura che si mostra bellissima, prima del rinnovarsi.
Temo il freddo, vivo di sole.
Ma la poesia autunnale è uno di quei miracoli che mi riportano all'infanzia, a momenti genuini, e ripropongono il senso del tempo. Come un incedere acquisito, ma sempre sorprendente, che asseconda il mio lato intimistico e un pò nostalgico.
Che adora il tepore, la calma, i colori caldi.. e non vede l'ora, tutti gli anni, di assaporarli tutti.

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sedicodiana il 3/11/2009 alle 19:5 | |